Brutta scrittura o Disgrafia?

Brutta scrittura o Disgrafia?

La scrittura unisce mente e corpo, abbiamo bisogno di stare fermi e concentrati a fare piccoli gesti precisi, ad organizzare lo spazio e il tempo.
Non è facile scrivere e imparare a scrivere: è tutt’altro che un compito di semplice apprendimento!
È  importante per  i bambini godere del piacere di scrivere, perché attraverso la scrittura crescono e maturano una serie di processi e strutture cognitive. Mentre il bambino scrive a mano riflette sul contenuto, struttura il suo pensiero, e lo organizza in modo consequenziale e analitico.

L’evoluzione della scrittura implica l’organizzazione motoria, l’organizzazione dell’attività simbolica e gestuale, la conoscenza del valore simbolico dell’atto grafico.” (J. de Ajuriaguerra, Manuale di psichiatria del bambino, Masson 1979, p. 291).

Quando i genitori si rivolgono a noi perché sono preoccupati per la scrittura del loro bambino e per le conseguenze che lo scrivere male innesca, le domande più frequenti riguardo alla scrittura di un bambino generalmente sono:

  • si tratta semplicemente di una “brutta” scrittura ?
  • è poco interessato all’apprendimento del tratto grafico?
  • Perchè scrive le lettere al contrario?
  • è svogliato?
  • si tratta di una vera e propria disgrafia?

Quando e come intervenire nel bambino

Osservare il nostro bambino mentre si esprime graficamente ci da delle importanti indicazioni.  Come impugna la penna, quanta pressione esercita, quanta fatica fa a scrivere un breve testo, se riproduce lettere o numeri al contrario, come organizza lo spazio sul foglio, la qualità del suo disegno spontaneo, la copia di figure geometriche, il piacere che prova nel colorare e la qualità del risultato sono indici preziosi per stabilire se e come intervenire.
Alcuni campanelli d’allarme sono l’immaturità nel disegno,  l’impugnatura errata dello strumento grafico, la pressione eccessiva e quindi un gesto poco fluido e scorrevole, figure geometriche dagli angoli arrotondati o forme non chiuse, una scarsa tenuta dello spazio e dei margini ma soprattutto il piacere di disegnare e scrivere.
I bambini si esprimono attraverso il gioco e l’attività grafica in generale lo è, se nostro figlio la vive con ansia o oppositorietà ci manda dei messaggi relativi a delle difficoltà con cui si confronta.

Disgrafia: cos’è

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento a carico della scrittura, nella riproduzione di segni alfabetici e numerici e riguarda esclusivamente il grafismo. È importante l’ultima parte della definizione, riguarda esclusivamente il grafismo, in quanto spesso è confusa con altri disturbi dell’apprendimento come la dislessia o la disortografia, oppure si tende a sottolineare che il bambino scrive male ma è intelligente.
La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) dove la compromissione è la leggibilità della scrittura e questo esclude che il bambino abbia un deficit cognitivo, quindi, rispetto ai suoi compagni è diversa solo la modalità di apprendimento non le sue abilità cognitive.
È pur vero che la disgrafia spesso è associata ad altri disturbi dell’apprendimento, ma anche a difficoltà motorie, percettive, emotive, comportamentali oppure la troviamo in comorbidità in quadri più complessi come nell’autismo o ADHD ed in questi casi quindi è secondaria.

Disgrafia: come possiamo riconoscerla

La scrittura nel soggetto disgrafico si mostra con alcune caratteristiche che concorrono alla scarsa leggibilità anche da parte del bambino stesso

  • le lettere irriconoscibili oppure sostituite da altre simili per schema di movimento (frequente è la sostituzione di a e o oppure p-q/ b-d),
  • gli spazi tra i grafemi e le parole sono ridotti o addirittura si sovrappongono
  • le lettere sono scollegate tra di loro perchè i collegamenti avvengono in punti non corretti
  • la dimensione delle singole lettere non è rispettata ( le lettere alte o basse es. t-f-l/gpq hanno le dimensioni di quelle medie oppure si apprezzano di poco sopra o sotto la riga)
  • le lettere con forme chiuse non si chiudono (a-o-p-q)
  • l’elaborato presenta diverse cancellature di intere parole o di parte di queste
  • la pressione non risulta adeguata, in genere eccessiva ma può essere anche inconsistente.

Disgrafia: come possiamo intervenire

Nel bambino in cui è sospettata la disgrafia si indagano la sua capacità di percezione visiva e di coordinazione oculo-motoria, l’acquisizione della dominanza laterale, la motricità fine e grossolana, la capacità di discriminare e riprodurre dei ritmi e delle sequenze, lo sviluppo del disegno spontaneo, la qualità della sua scrittura, la postura durante la produzione grafica, l’impugnatura dello strumento grafico e non ultimo il suo carico emotivo.
Da questi dati si stabilisce se c’è disgrafia e se è su base

  • disprattica (compromissione delle abilità fini motorie),
  • percettiva (compromissione della capacità di elaborazione di alcune caratteristiche delle immagini)
  • mista

dati importantissimi per avviare un intervento riabilitativo, un training specifico basato sulle criticità del bambino.
Il recupero del gesto grafico sarà parallelo al supporto delle altre aree risultate critiche ed avviene attraverso l’impostazione del movimento che presiede alla costruzione delle lettere.

Quando si tratta solo di brutta scrittura

A volte, invece, si tratta semplicemente di un ritmo più lento di apprendimento o una metodologia didattica poco attenta ai prerequisiti o al consolidamento dell’attività grafica. In questo caso si parla di una scrittura “brutta” o meglio di una brutta calligrafia. La calligrafia può essere migliorata fornendo al bambino degli schemi corretti di movimento quando imposta le lettere. Ricordiamogli che le lettere partono sempre dall’alto e seguono un senso antiorario, che è quello che ci permette di far scorrere in maniera fluida la scrittura.
Quindi la differenza dov’è? Da mamma o papà come posso individuare di che tipo di aiuto ha bisogno il mio bambino?
Dopo che abbiamo osservato nostro figlio, la risposta è un po’ nella modificabilità, quanto velocemente il bambino si modifica se noi adulti, da “non esperti”, gli forniamo dei modelli corretti da seguire.

Come prevenire la disgrafia: i prerequisiti alla scrittura

Un aspetto importante, che purtroppo spesso viene trascurato, è l’attenzione posta ai prerequisiti alla scrittura, che non sono gli esercizi di pregrafismo proposti ai 5 anni in tante scuole dell’infanzia.
I prerequisiti alla scrittura sono tutte quelle indispensabili esperienze di manipolazione, giochi di coordinazione occhio-mano, attività fino-motorie e costruttive a cui tutti i bambini dovrebbero essere esposti precocemente.
Fin da piccoli abituiamo i nostri bambini a toccare e manipolare diversi materiali, consistenze, texture perchè le loro mani memorizzeranno una serie di informazioni utilissime che, quando arriverà l’avvento della scrittura, potranno recuperare.
Fornire una serie di giochi che allenino le prassie fini e la coordinazione occhio-mano come infilare la pasta, meglio se di forme diverse e, per sostenere anche lo sviluppo del ritmo e la sequenza logica forniamo una stringa alternata da rispettare.

Come posso aiutare mio figlio?

Concludendo la differenza dovè? Da mamma o papà come posso individuare di che tipo di aiuto ha bisogno il mio bambino?
Dopo che abbiamo osservato nostro figlio, la risposta è nella modificabilità.
Come e quanto velocemente il bambino si modifica se noi adulti, da “non esperti”, gli forniamo dei modelli corretti da seguire. Molto importante è ascoltare il bambino se la sua scrittura gli crea disagio ed empatizzare con il suo stato emotivo senza mai svalutarlo e tacciarlo come prigo.
Un valido supporto, ovviamente, ce lo possono fornire le insegnanti che, dall’alto della loro esperienza, possono darvi dei validi consigli a riguardo.
Se avete dei dubbi, e soprattutto il bambino manifesta disagio riguardo alla sua scrittura, non esitate a contattare un esperto che vi indirizzerà in maniera adeguata.

Marzo mese della Disgrafia al Grillo Parlante
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