Il tempo ha trasformato radicalmente il significato dell’essere padre: diventare padre ed esserlo ha una connotazione completamente diversa rispetto al passato, vediamo insieme perché.
In quest’articolo affronteremo insieme il ruolo centrale della figura paterna nella vita di un bambino e di come si sia modificata nel tempo.
Rifletteremo insieme su come i padri gradualmente si inseriscono nella coppia simbiotica madre – bambino e diventano un’ importante chiave relazionale e sociale per il proprio figlio.
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L’importanza del ruolo paterno
L’amore paterno non è semplice come quello della madre che per natura ha una connessione biologica col figlio: lo nutre, accudisce, lo protegge e custodisce.
Il padre può dimostrare il suo amore durante i primi anni di vita del figlio con i sacrifici che fa per quest’ultimo ma successivamente potrà essere la chiave giusta e bilanciata per riuscire a diminuire il forte legame con la figura materna e se da un lato allenta la diade madre-bambino dall’altro è l’elemento che consente ai figli di crescere diventando grandi, imparando a “stare al mondo” da soli, affrontando le difficoltà grazie alle proprie risorse.
Dunque nel momento in cui il bambino vive il primo distacco con la madre il papà diventa il porto sicuro che pian piano gli fa capire che il mondo non è una minaccia e che oltre alla relazione con la mamma possono essercene altre serene e affidabili.
Oltre a promuovere quindi un buon sviluppo delle abilità sociali il papà è colui che si fa da contenitore di disciplina, regole comportamentali e valori ma allo stesso tempo media nella relazione madre-bambino e sostiene la mamma durante la crescita del piccolo.
I padri di una volta: come si è evoluto il ruolo del papà
Il periodo storico e sociale, del tutto nuovo, in cui stiamo vivendo ha portato novità e cambiamenti per la figura del padre che, nell’immaginario classico, è sempre stata la parte più autoritaria della sfera genitoriale ma anche freddo e spesso lontano perché impegnato nel lavoro fino a sera.
Non responsivo perciò alle richieste del bambino, incapace di curarsi di necessità e di bisogni emotivi del figlio; una figura quindi per lo più assente nel percorso di sviluppo in cui il suo ruolo educativo si concentrava soprattutto nel dare comandi e punizioni. I bambini avevano timore del padre, le sue sgridate provocavano sensi di colpa e conseguentemente un’importante lontananza affettiva.
Diremmo quindi che “il padre all’antica” era colui che imponeva regole, manteneva la famiglia ed aveva patria podestà su tutti i membri, prendendo decisioni sia formative che relazionali, senza lasciarsi andare a emozioni e sentimenti.
Oggi questo ruolo è decisamente cambiato, modificandosi insieme alla società e ai nuovi modelli che questa si porta con sé. Il padre non è più autoritario: oggi la figura vincente è quella del padre complementare, che si confronta con la madre, accompagna il figlio nella crescita ed è anche capace di dire di “no”.
Padri 2.1: l’evoluzione della coppia genitoriale
Questo papà è sicuramente frutto anche del ruolo che oggi le madri hanno all’interno della società: lavorativamente impegnate quanto i padri, con la spesa e le lavatrici da fare, necessitano chiaramente di un supporto per la crescita sana, positiva e serena del proprio figlio.
Ecco che entra in gioco la figura del “super-Papà”, completamente opposta a quella del “padre-padrone”, che oggi si occupa della cura dei figli ma anche delle attività formative o di svago dei bambini, si apre alla cooperazione con la mamma, permettendosi anche di liberare stati d’animo, emozioni, paure e sentimenti legati alla relazione con il proprio figlio.
Questa nuova visione della genitorialità, con un buon impegno anche da parte dei padri nello sviluppo e nella presa in carico dei figli inizia ad allontanare le pseudo-intuizioni che erano state fatte dalla ricerca riguardo alla responsabilità attiva e isolata della madre nello sviluppo negativo del bambino.
Quindi come cambiano epoche e stili di vita, anche i nostri papà sono passati ad un livello successivo, trasformandosi in “padri evolutivi” che fanno da spalla ai propri figli, gli insegnano a provare e a mettersi in gioco da soli.
Una buona probabilità indicherà la sconfitta e la caduta in questi tentativi, ma il papà si farà carico di emozioni e fallimenti insegnando che fallire è umano e che le buone potenzialità sono nascoste dentro ognuno di noi.
Poesia per ogni papà
Caro Papà
Qualsiasi età ora tu abbia, qualsiasi altezza io misuri,
qualsiasi posto adesso io frequenti, sia che tu sia un dolce ricordo o una calda mano da stringere, vorrei dirti che:
i tuoi consigli hanno fatto giorno nelle mie mezzanotti, i tuoi “no” mi hanno reso sicuro della strada che percorro e i tuoi silenzi mi hanno lasciato dubbi che ora ho sciolto.
Sei stato il mio supereroe preferito, anche se non sapevi volare né combattere.
Il tuo sguardo rimediava le mie tempeste là fuori e adesso voglio diventare un uomo come te.
Qualsiasi faccia ora tu abbia, che mamma ti stringa la mano oppure no,
vorrei dirti che il mio fidanzato lo vorrei simile a te: alto come te ma con la barba che non buca.
Qualsiasi lavoro tu stia facendo, qualsiasi traffico ti blocchi lontano da me, io ti aspetterò per giocare e se mi addormenterò prima me ne ricorderò domani… e domani… e domani…
Quando torni ho preparato una sorpresa, sia che tu sia in cravatta o in tuta, in divisa o in uniforme;
è la più bella di tutte, l’ho nascosta bene dentro di me: si chiamo Tempo,
te lo regalo tutto a patto che rimani un po’ con me.
Psicologa
Sono laureata in Scienze e Tecniche di Psicologia clinica e della Salute presso l’Università di Pisa.
Dopo la laurea ho frequentato un master di perfezionamento di I livello in Età evolutiva. Attualmente sto completando la mia formazione con un corso di Laurea Magistrale presso l’Università di Firenze.
All’interno del Grillo Parlante svolgo interventi psico educativi per potenziare la sfera emotivo-affettiva dei bambini sotto supervisione delle mie colleghe attraverso un lavoro di equipe multi-disciplinare.