Parlando tra mamme quante volte sentiamo i commenti sul comportamento dei propri figli
“ Il mio bambino si muove continuamente” ,
“le sue pile non si scaricano mai”,
“passa da un gioco all’altro e non si ferma mai su niente”,
”non sa dare una priorità alle cose” ,
“non sa rifare lo zaino per il giorno dopo”,
“giocherella con qualsiasi cosa”,
“parla moltissimo” .
Qual’è la soglia tra l’essere troppo vivace e l’ADHD.
Ma soprattutto cos’è l’ADHD e come la riconosciamo?
In quest’articolo ti forniremo delle informazioni per navigare la fantastica mente di un bambino con ADHD, riconoscere il suo funzionamento e adottare le strategie per favorire il suo potenziale.
Adhd: io ti conosco
Conosciuto con l’acronimo inglese ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) parliamo del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività. La presenza dei sintomi si nota fin dalle prime fasi di sviluppo, con comportamenti pervasivi e persistenti nel corso degli anni. La diagnosi viene fatta quando queste caratteristiche creano disagio e compromettano il funzionamento del bambino in diversi contesti di vita (sociale, familiare, scolastico, sportivo, etc.).
Inattenzione, impulsività e iperattività caratterizzano il comportamento del bambino, non necessariamente presenti contemporaneamente. Spesso, però, si associa un particolare profilo di disregolazione emotiva: il bambino è spesso eccitato ed è facilmente eccitabile, è iper-reattivo agli stimoli esterni (con reazioni sproporzionate rispetto allo stimolo), ha frequenti crisi di rabbia e cambia facilmente stato d’animo.
Come si manifesta: i sintomi
I bambini con questo profilo di funzionamento hanno capacità cognitive perfettamente in norma o superiori alla norma, ma trovano spesso difficoltà sia a livello di profitto scolastico che sportivo o sociale: la disattenzione, l’impulsività e l’iperattività espongono spesso al non rispetto delle regole o dei turni di conversazione e di gioco, a gesti che possono offendere i compagni o che possono compromettere un risultato sportivo. Questi vissuti possono portare ad un abbassamento dell’autostima, a demoralizzazione e sofferenza emotiva con reazioni che possono sfociare in sintomi internalizzanti (sviluppo di ansia, ritiro sociale, distimia) o esternalizzanti (comportamenti da buffone, aggressività).
Tale disturbo è più frequente nei maschi, con un rapporto di circa 2:1, e si manifesta nei due sessi in modo diverso: le femmine possono mostrare sintomi inattentivi “puri”, timidezza, introspezione, “testa tra le nuvole”, lentezza esecutiva e affaticabilità. Questo tipo di quadro viene percepito come disinteresse e distacco dai pari e dalle figure adulte, interpretato come una difficoltà più di tipo sociale che attentiva.
Campanelli di allarme: i segnali
Volendo fare un quadro dei possibili campanelli di allarme nelle diverse fasce di età è importante sottolineare come prima dei 4 anni i sintomi dell’ADHD sono difficilmente distinguibili da comportamenti tipici per questa età. Il disturbo diviene più chiaramente identificabile negli anni della scuola primaria, in cui appaiono più evidentemente l’impossibilità di rimanere seduto al banco e la disattenzione. Il disturbo tende a rimanere stabile nella prima adolescenza per poi modificarsi nel corso di adolescenza e età adulta con una diminuzione dei sintomi di iperattività, pur permanendo irrequietezza, disattenzione, scarsa pianificazione e impulsività. Come fattori aspecifici, spesso nella storia di questi bambini si rilevano lievi ritardi nello sviluppo del linguaggio, motorio o sociale.
Età prescolare
L’iperattività, se presente, è molto marcata ed è la principale manifestazione di questo periodo. Questi bambini tendono ad essere continuamente in movimento, non riescono a portare a termine i lavoretti per il continuo bisogno di muoversi, se costretti a stare fermi sono particolarmente irascibili. Spesso manifestano scarso bisogno di dormire, si svegliano presto o vanno a dormire più tardi rispetto ai coetanei.
Quando i sintomi di disattenzione sono marcati questi bambini appaiono scollegati dal resto dal mondo e talvolta possono presentare modalità di gioco molto ripetitive; questo tipo di profilo può apparire simile ad un disturbo relazionale ma ha una natura completamente diversa. In altri casi il bambino inizia molti giochi senza effettivamente giocare con nessuno. Tali difficoltà sono legate alla suscettibilità alla noia, ma anche alle difficoltà di organizzazione e pianificazione e nel mantenere l’attenzione su quello che si sta facendo per periodi di tempo anche brevi.
Età scolare
Con l’ingresso alla scuola primaria, oltre all’incapacità di rimanere fermi a sedere al proprio posto, diventa più preminente la componente inattentiva, con difficoltà a seguire la lezione, talvolta difficoltà nelle relazioni sociali e ricadute nell’apprendimento scolastico apparentemente inspiegabili. L’organizzazione del proprio materiale scolastico è difficoltosa: tipicamente i bambini perdono continuamente materiali, si scordano a scuola o a casa libri e quaderni, si distraggono con qualunque oggetto sia presente sul banco. La scelta della posizione all’interno della classe è fondamentale poiché stare seduti in ultima fila, oppure vicino alla finestra, alla porta o al cestino può rivelarsi una fonte di distrazione continua. Molto spesso questi bambini manifestano l’impulsività rispondendo alle domande senza alzare la mano o subito dopo averlo fatto (incapaci di aspettare il proprio turno), oppure alzano la mano ancor prima che l’insegnante abbia posto la domanda.
Per quanto riguarda i compiti a casa inizia a manifestarsi la tendenza a procrastinare; il bambino rimanda sempre l’inizio del compito, si distrae frequentemente, protesta, esegue gli esercizi senza aver letto il comando, manifesta numerosissimi bisogni come andare in bagno numerose volte, andare a bere, fare spuntini, andare a prendere oggetti più o meno utili. Altra tipica manifestazione, compensata grazie all’utilizzo del registro elettronico, è l’incapacità di utilizzare il diario per scrivere i compiti per casa: il bambino omette il nome della materia, parte degli esercizi dettati, scrive la lezione al giorno sbagliato o non la scrive proprio. Anche l’autonomia nella preparazione dello zaino o della borsa per lo sport è raggiunta con difficoltà e dopo molto lavoro poiché tendono a scordare parte del materiale necessario o lo lasciano nella borsa a prescindere se sia utile o no.
Pre-adolescenza e adolescenza
Dalla scuola secondaria di primo grado in poi le difficoltà predominanti sono quelle della disattenzione, dell’incapacità di organizzarsi e pianificare e l’impulsività. L’iperattività permane, talvolta risulta meno evidente: giocherellano con qualunque oggetto a portata di mano, muovono (“ballettano”) la gamba sotto al banco, si alzano spesso per buttare qualcosa o richiedono di andare al bagno più volte, cambiano posizione spesso e stanno seduti cambiando postura continuamente, sia a scuola che a casa sul divano.
La disattenzione a lezione permane, con la necessità di accortezze sul posizionamento all’interno della classe e difficoltà a livello relazionale e sociale: la disattenzione e l’impulsività possono creare difficoltà nel seguire e nel rapportarsi con le dinamiche tra i pari, che diventano via via sempre più complesse.
Spesso i ragazzi o le ragazze si trovano a non aver capito messaggi più o meno espliciti comunicati dagli altri, a rispondere impulsivamente nelle chat private o in quelle di gruppo con affermazioni fraintendibili, a reagire impulsivamente alle affermazioni degli altri (siano essi coetanei o adulti). Un altro aspetto da tenere in considerazione sono i comportamenti impulsivi, messi in atto senza una valutazione oggettiva del rischio, che espongono questi ragazzi a cadute, incidenti, fumo, o ai pericoli di internet.
Come possiamo aiutarvi
Per aiutare bambini e ragazzi con questo profilo di funzionamento è fondamentale:
- riconoscere il prima possibile la natura del problema, al fine di ridurre il più possibile l’impatto delle loro difficoltà nei diversi ambiti. Il lavoro di squadra è indispensabile per il benessere del bambino pertanto è importante che lo psicologo possa confrontarsi con la famiglia e con la scuola per chiarire quali siano i comportamenti da tollerare, quali siano gli strumenti da poter utilizzare per aiutare il minore e quali siano i possibili accorgimenti per strutturare in modo più funzionale l’ambiente.
- È importante rendere consapevole il bambino e i genitori di quali siano le difficoltà e di quali siano i punti di forza individuali da poter utilizzare per migliorare la qualità della vita all’interno della famiglia, pertanto è importante svolgere anche un lavoro di parent training con i genitori parallelamente a quello col bambino.
- Un elemento fondamentale da definire in molti casi sono le regole, spesso poco efficaci e ormai non più rispettate. Un altro punto importante è quello di favorire l’autonomia, scaricando i genitori di molte responsabilità che, spesso, si accollano senza vedere altre possibilità di scelta.
- Con i bambini è importantissimo lavorare sugli aspetti di impulsività, attenzione e pianificazione, ma anche sull’autostima e sulla gestione dell’emotività. Spesso si lavora sugli aspetti sociali, sulla capacità di capire il punto di vista dell’altro e di regolare la propria risposta in base ad esso.
Psicologa
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università di Pisa nel 2016, ho effettuato un corso di perfezionamento sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Attualmente sono specializzanda in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso Ipsico.
All’interno del Grillo Parlante effettuo valutazioni psicodiagnostiche e della sfera emotivo-affettiva, percorsi psicologici con bambini e adolescenti, spesso affiancati da incontri di supporto per i loro genitori.